CONFERENZA SULLA POESIA

SCUOLE MEDIE S. PIERO PATTI (ME)

NOVEMBRE 2000

 

 

 

La poesia è probabilmente la più antica delle arti anzi, per molti è la più eccelsa, l’arte per antonomasia, la più elevata manifestazione del pensiero e del sentimento, parte cospicua della letteratura d'ogni paese. E’ l’arte di esprimere l’umana vicenda con le sue molteplici implicazioni e di descrivere con nobili immagini della fantasia, usando il verso, impiegando i valori fonetici e suggestivi delle parole come mezzi primari d’espressione. Lo studio della poesia deve essere iniziato sin dalla più tenera età. Intanto perché con rime e filastrocche diventa un simpatico strumento per giocare e educando i bambini  al suono prepara l’orecchio alla comprensione delle armonie più complesse. Starà alla sensibilità dei docenti porgere gli scritti poetici appropriati (né troppo difficili né troppo banali), padroneggiando il testo, leggendolo in un modo che si avvicini alla recitazione, stimolando l’interesse e l’attenzione, favorendo la familiarizzazione con il sistema del metro e della rima. La storia della letteratura, tra l’altro, è piena d'esempi di scrittori precocissimi, che sebbene in possesso di doti innate, adeguatamente stimolati sono diventati dei grandi (p.e. Ovidio, Boccaccio, Alfieri, Sartre). Non si diventa poeti senza una vocazione naturale ma questa non basta, è necessaria anche la tecnica: l’arte. E l’arte richiede studio e pazienza per diventare alfine “vir dicendi peritus” (uomo esperto nell’arte del dire”) secondo la definizione di Orazio nell’ Ars poetica. La poesia, nella Grecia antica, era tramandata oralmente, cantando, affidandosi alla sola memoria (infatti, Mnemosine, la dea della memoria, era nella mitologia greca la madre delle muse che presiedono alla cultura ed alle arti, come Calliope, Erato, Euterpe) da parte degli “aedi” (cantori) durante cerimonie celebrative o religiose. L’Iliade e l’Odissea, cantate dal mitico Omero ne sono un chiaro esempio. Lo scopo era quello di dilettare ma anche di insegnare, educare. Successivamente con la “civiltà della scrittura” le parole alate furono immobilizzate su pietra, papiro, pergamena, carta e così comunicate e tramandate: nasce il poeta vero e proprio. In ogni caso, prescindendo dai molteplici stili e correnti, la poesia ha mille facce e mille anime, può essere antica e moderna, ingenua e sentimentale, popolare e colta; è progressiva, in continuo sviluppo e nessun popolo, nessun gruppo sociale, nessun gusto può pretenderne di essere il legislatore.  La parola poesia deriva dal greco “poiein” che significa fare. Il poeta, a prescindere dalla capacità di esprimere in versi la visione soggettiva di sé e della realtà che lo circonda, è quindi “colui che fa”. Questo concetto, al di là d'inebrianti illusioni d'onnipotenza creatoria, esprime la caratteristica più rilevante di uno scrittore di poesia: il dinamismo (inteso com'energia, laboriosità, instancabilità) in antitesi con la staticità (sinonimo d'immobilismo, apatia, torpore). Il poeta, alla continua ricerca delle risposte alle domande riguardanti il senso dell’esistenza, nel continuo bisogno di darsi ragione del nascere e del morire, del mondo che lo circonda, dei tanti fatti che non riesce a spiegarsi,  si muove incessantemente, osservando le profondità abissali che si porta dentro e l’universo nel quale si trova quasi sperduto, traendone intime ispirazioni per cristallizzare, come gemme preziose, parole eterne sull’aridità primitiva di un bianco foglio di carta, cercando di rivelare se stesso. Si tratta di un processo molto faticoso ed elaborato, in quanto il poeta deve esprimere questi concetti, già di per sé difficili da individuare, ponendo estrema attenzione all’aspetto fonico, ritmico e timbrico del linguaggio. Inoltre egli dovrà tentare di rendere il messaggio poetico, pur nella sua imprescindibile soggettività, universale. Il poeta è un essere umano che si propone di parlare in nome di tutti, dando voce a qualcosa che ben pochi riescono a cogliere ed esprimere, un qualcosa che partendo dal particolare raggiunga un valore universale. Fatte salve queste caratteristiche che ciascun autore, poi, rende concreto secondo gli itinerari individuali, cognitivi e culturali che le esperienze della vita gli hanno fatto percorrere, la dote più significativa di ogni poeta è il coraggio. Il coraggio, beninteso, non tanto di scrivere (questo lo fanno in moltissimi) quanto di tirare fuori questi scritti, così intimamente preziosi, dal famoso “cassetto” e proporli agli altri, esponendosi al giudizio critico degli esperti e allo scherno di “chi ignora”. Questa operazione è, in ogni modo, in grado di elargire degli appagamenti morali senza limite. Chi pensa che la poesia sia un mezzo comodo per ottenere fama ed onore, magari scopiazzando le opere altrui ed atteggiandosi a Vate, non ha capito niente! La poesia è studio, tormento, solitudine, sensibilità, dolore, amore, Fede e soprattutto sacrificio. Quest’arte sublime rappresenta un dono inestimabile che chi scrive fa, in primis, a se stesso. Leopardi la definì: “Espressione libera e schietta di qualunque affetto vivo e ben sentito dell’uomo”. Il poeta, nel medesimo tempo, è forse un filosofo che offre agli altri le sue personalissime teorie esistenziali, raccolte con gli occhi del cuore e plasmate armonicamente con le mani dell’anima, perché questi ne facciano l’uso che vogliono (meditarle, trarne insegnamenti pratici e/o spirituali, buttarle via) e in ogni caso il compito che si è attribuito sarà stato svolto con gran dignità e transitoria serenità interiore, comunque senza mai raggiungere la quiete-morte dell’appagamento. Tutti coloro che scrivono versi, possiedono la forte concretezza dell’inchiostro e l’eterna evanescenza del sogno-pensiero che lo plasma sulla carta. La presenza di questi esseri, perennemente sospesi tra cielo e terra, inferno e paradiso, è un elemento sicuramente indispensabile per nutrire con gocce di purissima acqua vivificatrice, i semi della consapevolezza, piantati dalla memoria nelle profondità dell’animo. Ai nostri giorni, la poesia non ha perso di significato, anzi c’è una notevole crescita d’interesse, specie tra i giovani. In un’era tecnologica, rivolta al materialismo più sfrenato, essa recupera importanti valori spirituali, elevandosi oltre la cruda realtà del mondo, cogliendo il senso dei sentimenti, ricreando sulle pagine una sensazione di mistica armonia. La poesia può aiutarci a ritrovare il Pascoliano “fanciullino” innocente che portiamo nascosto dentro di noi Si può così  recuperare una visione più ottimistica di una società d'estranei, fidando nella possibilità di una svolta dell’umanità in direzione di un’autentica fratellanza. Oggi più che mai la poesia può indicare la strada per riscoprire valenze morali fondamentali, proponendosi come strumento di una conoscenza più autentica e profonda, autentico lampo di luce in grado di squarciare il buio dell’indifferenza. Davvero questa arte sublime, forse ultimo baluardo verso un futuro da esseri perfetti ma senza  anima, è in grado di aiutarci a comprendere pienamente il significato di parole di cui l’umanità non può né deve fare a meno, parole senza tempo come bontà, pace, amore.

 

Giuseppe Risica

 

Giuseppe Risica