Lo immagino così e so di non sbagliare, Franco
Gitto, seduto sopra uno scoglio carezzato dalle acque cristalline che
baciano la sua Vulcano, mentre il suo sguardo insegue pensieri che, come
liberi gabbiani, volteggiano nel cielo limpido per rotte imprevedibili;
oppure, mi pare di scorgerlo passeggiare solitario, calpestando la sabbia
nera della battigia, dove muore l'onda, a tracciare il bilancio di una
vita vissuta sempre in prima persona, col vento a sferzargli il viso cotto
dal sole, come una lieve malinconia, senza devolvere agli altri la
soluzione delle fitte problematiche che ogni giorno s'incontrano
improvvise, senza arrendersi mai. Così nasce la sua poesia, satura di una
spontaneità che si nutre della bellezza selvaggia di luoghi senza età,
ed intrisa, contemporaneamente, della sua autentica essenza di uomo.
Questa raccolta, "Sotto il segno dell'Ariete', che già dal titolo si
propone come una sorta di autobiografia, fa seguito ad altre apprezzate
pubblicazioni, rappresentando così la volontà di offrire ai lettori la
continuazione di un discorso iniziato da tempo, il variegato mondo, cioè,
di quelle intime emozioni che costituiscono una parte fondamentale del suo
umano esistere. La silloge è, in qualche modo, una “summa” delle
principali fonti ispiratorie di Gitto, così vasta è la varietà delle
tematiche sapientemente trattate. L’autore, con genuina disinvoltura, ci
consegna: l’esaltazione delle mitiche meraviglie dell’isola in cui
vive; la più spontanea poesia d’occasione, con una straordinaria serie
di dediche e ritratti; le diverse facce di cui è capace il folle
trasformismo del sentimento, vissuto costantemente con partecipe
entusiasmo e non con estranea freddezza; la sofferta ricerca della fede;
una garbata satira unita a pungente ironia. Profondo è, in ogni caso, il
lavoro di scavo interiore, nell’instancabile ricerca, dentro di sé,
delle risposte fondamentali in grado di dipanare, almeno in parte, i fitti
dubbi dei quali abbonda l’esistenza. Il florilegio si avvale di un
versificare che dalla “simplicitas” trae chiarezza e fluidità, senza
equilibrismi stilistici o garbugli metaforici che ne rendano difficoltosa
la lettura. Oltre a piacevoli liriche in lingua, nel volumetto sono
contenute parecchie poesie in vernacolo siciliano, che esprimono
decisamente l’assoluto orgoglio per le sue origini, nonchè
l’attaccamento alla forza ed ai valori immortali della tradizione,
costituendo in definitiva il simbolo di una “sicilitudine” meritevole
di ammirazione e di rispetto. Con questo libro, assai piacevole ed
interessante, Franco Gitto lascia un’ulteriore, consistente traccia del
suo percorso terreno, che nella Poesia trova, non soltanto uno sfogo
superficiale, ma anche, e soprattutto, un importante mezzo per esprimere,
con musicalità ed armonia, la sua estrema sensibilità e la notevole
ricchezza interiore.
Giuseppe
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