titolo del libro : "LE MILLE PORTE"

genere: Poesia

autore: Roberta Panizza          

editore: Aletti Editore (2003)

prezzo: euro 10

-PREFAZIONE-

La porta, al di là del suo significato più ovvio, possiede una forte, innegabile, valenza simbolica; essa rappresenta il tramite tra realtà dissimili, il punto di passaggio tra dimensioni che possono tra loro essere assai diverse. E’, dunque, un varco che è spesso necessario attraversare per scoprire le verità celate oltre l’uscio, verità che possono essere gratificanti ma anche molto dolorose. La porta, però, è anche una via di fuga, la soluzione a situazioni angoscianti che rendono impossibile la permanenza in un luogo, in una condizione di sofferenza, soprattutto interiore. E’ naturale immaginare quanto sia difficile scegliere tra due percorsi apparentemente simili ma, in realtà, assai diversi tra di loro: da un lato il viaggio verso l’ignoto, in un anelito di cambiamento e desiderio di conoscenza, sotto la spinta vigorosa della volontà che chiede di sapere, che vuole trovare motivazioni e gratificazioni indispensabili sulle quali edificare nuove progettualità esistenziali; dall’altro il suadente richiamo della fuga, con la cessazione di ogni sofferenza tramite l’offuscamento delle percezioni, l’abbandono ad occhi chiusi tra quieti silenzi, dove ogni memoria sia abrasa, il futuro non abbia traccia d’orizzonte, e non ci siano lame a trafiggere l’anima ma, forse, solo il freddo abbraccio della Grande Consolatrice. Se, pertanto, è difficoltosa la scelta tra due opzioni attraverso le quali incanalare la propria sorte, sarà certamente lacerante, al limite del delirio, la scelta tra “le mille porte” che Roberta Panizza ha voluto disegnare sul perimetro del suo destino letterario-esistenziale, alcune dal suadente richiamo, altre velate di minacciosa impazienza, tutte, comunque, in vorace attesa di nutrire e mantenere in vita l’inquietudine che le ha generate. Sotto l’egida del dubbio, un percorso sofferto sta, dunque, alle fondamenta di quest’apprezzabile opera prima che raccoglie una quarantina di intense liriche, le quali delineano, seppure in maniera non nitida (e non potrebbe essere altrimenti, vista l’atmosfera sfumata di incertezza che le pervade), un somigliante (auto)ritratto dell’Autrice. La percezione esasperata delle sensazioni, dovuta ad una bassa soglia della sensibilità, probabilmente accentuata dalle esperienze del quotidiano, genera desideri che sfociano spesso, necessariamente, in una dimensione onirica dalla quale si diramano vortici di dolore, che risucchiano la tristezza da vasti mari di malinconia  per mutarsi, infine, in sottile alito di follia, devastante e creativo. Ogni emozione, vissuta o solamente immaginata, costituisce un humus indispensabile dal quale la Panizza trae linfa indispensabile  per nutrire la sua poesia, in modo che non si sfochino, indebolite, le convincenti immagini sviluppate e si mantenga, il più possibile, ascensionale la struttura verticale dei versi, priva di particolari risaltanti ma che inonda come un lamento uniforme, una sommessa litania , un’invocazione tesa a  trovare, tra mille, la porta giusta per andare oltre o per fuggire dagli “infiniti limitati dove è smessa la speranza…”

                                                                               Giuseppe Risica