alcune poesie tratte dal libro

 

 

 

NEGATIVI

 

Ha numeri precisi, a scalare

man mano che si svolge, il nastro

di verità celate nella camera oscura

e una data di scadenza incisa in qualche posto.

 

Tra le tacite pagine anch’io,

un fotogramma fragile alla luce.

 

 

 

LA SINTESI

 

Quindi avvenne la sintesi

non so quanto attesa, certo

voluta perché l’alchimia

compisse il suo percorso,

il cerchio sospeso

in mezzo ai quattro punti cardinali.

Fu abrasa ogni differenza

e le assonanze crebbero

nell’alitare assiduo che mutò

in tempio le mura profane.

Non fu un’alba nuova

quella che filtrò dalla maglie

del silenzio, ma un ritorno,

la ripresa di un discorso

mai chiuso, sospeso solamente

nel letargo, in attesa

che dallo schianto rinascesse

la luce primordiale.

 

 

 

I MORTI

 

Parlavamo dei morti in quelle sere d’inverno

che il vento gridava avvinghiando la pioggia;

così tra sorrisi sparsi e paste secche

sembravano tornati insieme a noi.

Io li immaginavo invece nei sepolcri, soli,

con l’acqua che violava le fessure e lentamente

penetrava gli occhi.

 

 

 

RESTARONO GLI ODORI

 

Restarono gli odori a parlarmi

di te. Fu inutile lavarmi, usare

ogni tipo di sapone, strigliare

la pelle fino al sangue.

Stavano lì, stampati sulle facce

del mio corpo come un tatuaggio,

un marchio impresso a fuoco,

una ferita che non sana.

 

 

 

MADRE

 

Nulla potrà più farti del male,

ora lo sai che quello dei sorrisi

è un tempo non più tuo.

Sei una canna spezzata, madre,

e il vento di maestrale t’attraversa.

 

 

QUALE ROTTA

 

La mappa distesa sopra il tavolo zoppo,

macchiata di caffè e paure, mostrava appena

qualche sbiadito confine di terre assai lontane

e una rosa dei venti che aveva troppi petali seccati.

Quale rotta seguire, comandante?

 

 

 

DEL TEMPO TRASCORSO

 

Studiavo l’arte dei sogni arrampicato

a muraglie d’arenaria, respirando vite

non mie, lontano dai miraggi dei bambini.

Mio padre ritornava talvolta a notte fonda

e al suono delle chiavi nella toppa gli occhi

chiudevo, lasciando spalancato il cuore.

 

Del tempo trascorso poco sempre rimane,

appena qualche angolo smussato e strofe

inesatte di canzoni. Non mi sento cambiato

ma non sono più quello che ero

e mio padre è una scritta sbiadita sul portone.